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sabato 3 settembre 2011

C'é amore nel Narciso tech-noetico?


C'è amore nel Narciso tech-noetico? - Is There Love in The Technoetic Narcissus?




per ch'io dentro a l'error contrario corsi
a quel ch'accese amor tra l'omo e 'l fonte

Il fiore narciso deve il proprio nome alla radice sanscrita Nar- che indica un profumo molto intenso, la cui fragranza può addirittura indurre il sopore; e di sonno ci pare essere ammalato l'uomo contemporaneo che, pur avendo tutti gli strumenti euristici per andare oltre il riflesso dello specchio, si accontenta della contemplazione egoriferita. Narcisismo è infatti sinonimo di uno smodato culto del proprio Ego, esclusivo di ogni realtà esistente al di fuori del mondo che il soggetto crea per sé.
La mitologia classica raccoglie archetipi e metafore di disagi legati all’uomo e alla ricerca della propria realtà esistenziale. Le nevrosi che hanno abitato la storia dell’umanità limitandone le percezioni, sono elementi manifesti e codici interpretativi per poter trovare una qualche soluzione in questo difficile percorso di riconoscimento. La più evidente nevrosi del ‘900 è stata indubbiamente il narcisismo, che ha amplificato una tendenza dissociativa dalla realtà e dalla necessità di sentire e sentirsi. Narciso è schiavo della propria immagine e se ne innamora perché non sa riconoscere l’altro-da-sé scollato dalla propria rappresentazione; la ninfa Eco può solo rimandare le ultime sillabe che egli pronuncia, ma l’incapacità di proferire l'emozione produce sordità di rimando.

Se Freud studia attentamente il fenomeno, esaminandolo dal punto di vista prettamente individuale, biologico e biografico, si assiste in seguito alla tendenza, da parte della comunità psicoanalitica e culturale, a valutare il problema in relazione alla società, (come peraltro fece Déleuze riguardo alla schizofrenia), letture trasversali che cercano di cogliere la realtà nella sua dimensione interattiva e relazionale piuttosto che nella bolla chiusa del singolo. Alexandre Lowen, pur partendo dal padre della psicanalisi, descrive il narcisismo come condizione sia psicologica che culturale, spingendo la riflessione in rapporto alla tecnologia e al futuro: a mio parere i narcisisti si sono perfettamente adattati al mondo nel quale vivono, aderiscono ai suoi valori, ne seguono i modelli che cambiano costantemente, si sentono a loro agio nella sua superficialità. Sono quelli che hanno il senso del passato, che cercano la stabilità e la sicurezza piuttosto che il cambiamento e che non hanno fede nell’elettronica ad avere reali difficoltà di adattamento.2

Spostando l’attenzione dal fenomeno psicologico a quello più prettamente culturale, che è poi l’oggetto della dissertazione, rileviamo come narcisismo, individualismo, autoreferenzialità e antropocentrismo, siano strettamente connessi e costituiscano la barriera che il postumano-postnarciso deve superare per curare le ferite di un errato percepire la propria singolarità e il proprio ruolo nel mondo. La cultura narcisista, in questa euristica monca, rivela una persistente incapacità di squarciare quel velo di Maya oltre il quale si scoprono continenti posti al di là delle colonne d'Ercole dei propri limiti. Si cassa, con un colpo d'intelletto umano, troppo umano, tutto ciò che si trova oltre l'immagine che, una volta assunta, non completa in nulla la conoscenza centripeta escludente i mondi con i quali tuttavia ci si deve misurare. La superiorità attribuita all’uomo da culture e religioni, lo ha posto nella storia come individuo centrale, giustificando le proprie azioni come frutto del pensiero, dono divino che dà diritto ad essere misura di tutte le cose e padrone di esse, senza mai realmente penetrare nella loro essenza profonda. Questa separazione non poteva che portare nevrosi e scollamenti dal reale e dall’anima mundi sancendo un conflitto con i tentativi di parcellizzazione e negazione delle complessità e delle molteplici sfaccettature e interazioni -sia micro che macrocosmiche- che caratterizzano l’evoluzione e il percorso di conoscenza. Prendere consapevoli distanze da questa dimensione non è facile, poiché anche la classe intellettuale dominante è tuttora pervasa da atteggiamenti regressivi, tecnofobi e conservatori. Quest’”uomo antico” così importante, così ricco di potenziali e straordinariamente egoriferito, non può che produrre una cultura riflettente tale status da preservare, esorcizzando così la messa in discussione, la crisi del sistema.

L’uomo contemporaneo possiede finalmente strumenti e filosofie ecologiche tali da poter infrangere, (senza temere anni di disgrazie…), lo specchio della dipendenza dal logos rendendo non più il narcisismo schizofrenia come soliloquio di un ego poco appagato dalla scoperta di sè, ma fiore profumato inserito in un ecosistema biologico e sociale.
La parola sia data dunque all'autopoiesi degli artisti, alla vocazione post-umanista di ricollocare l’uomo come fitta rete di relazioni, recuperando ed evidenziando quella comunicazione che inevitabilmente si sposta ad altre realtà viventi -il mondo vegetale, animale e micro cellulare- in un atteggiamento “antropocentrifugo” in grado di ridefinire o aprire definitivamente il concetto di umano e vivente. Questo avviene e avverrà anche e soprattutto per mezzo delle tecnologie, del libero progresso delle scienze e delle possibilità che ne conseguono di espandere la conoscenza del mondo. Il vento del nuovo che soffia come forza di cambiamento sulle nostre coscienze percettive non è stato ancora pienamente riconosciuto. La rivoluzione della rete ci fa creatori di di nuovi codici e linguaggi condivisi, influisce sul senso del sé e lo fa a un livello profondo e funzionale. L’unificazione mondiale che il web sta realizzando – scrive Richard Dawkins, (biologo evoluzionista) somiglia all’evoluzione del sistema nervoso degli animali pluricellulari. Una certa scuola di psicologia potrebbe considerarla il riflesso dello sviluppo della personalità dei singoli individui come la fusione di inizi separati e distribuiti dall’infanzia.3

Narciso si pone come un innamorato nei confronti del mondo che cerca, e quando si specchia nella sua fonte è tramite l'amore che cerca di instaurare relazioni. Lo specchio non è impedimento, ma soglia nella quale penetrare, facendosi volutamente acqua, scindendo e penetrando ogni singola molecola. L'intellettuale contemporaneo, memore del proprio sapere aude, deve assumersi la responsabilità del mondo escludendo dal proprio orizzonte la violenza del ridurre a dettaglio, a cosa, ciò che non vuole capire, sia esso pianta, sasso o batterio. Inscriviamo dunque nello spazio del vecchio uomo vitruviano tutte le cose che un momento fa reputavamo nobili o infime. Così facendo, usciremo dalla narcosi dell’immagine e della cultura autoreferenziale esperendo un’ estetica realmente democratica. Il puzzo olezzoso della singolarità riflessa potrà ammantarsi della fragranza singolarissima dell'altro, nel nuovo modo di vedere noi stessi e il mondo che non è per noi, ma è noi.


cristina trivellin/marco caccavo
gennaio2010


http://technoeticnarcissus.blogspot.com/2010/01/ce-amore-nel-narciso-technoetico-il.html
http://www.technarcissus.org/


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