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mercoledì 15 febbraio 2012

Ripensare l'Arte Povera, 1967-2011/2


"Uscire dal sistema vuol dire rivoluzione."
Appunti per una guerriglia,

Germano Celant, 1967



Michelangelo Pistoletto, Sfera di giornali, 1966
carta di giornale pressata e incollata
dimensioni dello spazio

La contemporanea collettiva itinerante, inauguratasi nel settembre 2011 e che si protrarrà fino ad aprile 2012 in alcune delle principali città italiane ( Bari, Bergamo, Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino ), offre la possibilità di ripensare, attraverso l'esposizione di ben 250 installazioni ambientali, affiancate da 50 opere di artisti americani ed europei, il senso dell'Arte Povera, movimento nato sulla scia del subbuglio di idee di metà anni '60, e della sua portata rivoluzionaria. Germano Celant, critico e mentore del movimento, nel 1967, anno d'apparizione del manifesto "Appunti per una guerriglia", già intravedeva un artista finalmente libero, pro-gettato in "un'arte povera, impegnata con la contingenza, con l'evento, con l'astorico, col presente", ormai divenuto guerrigliero dove la sua povertà é identità del suo essere uomo con l'azione, col comportamento sempre imprevedibile e invincolato, tale da sottrarsi finalmente a quella catena di montaggio che lo rendeva ingranaggio del meccanismo dell'arte. La ribellione del '67 che voleve l'artista da sfruttato a guerrigliero é più che mai attuale. Appropriata ai tempi moderni é ancora la macchina da guerra di Celant, ma nuovi sono i campi di battaglia e rinnovate sono le scommesse. Chi fa arte oggi deve riprendere a muoversi come un cavallo nel gioco degli scacchi ed ancora più osare l'utilizzo di materiali inconsueti come lettere d'un alfabeto d'una lingua dal significato cangiante.  Fughiamo ogni dubbio, l'arte povera non lo é in quanto si colga gratuitamente o con un frugale slancio dell'intelletto, ma in virtù del suo essere espressione umana che privilegia materiali poveri, come una foglia di lattuga o un insieme di stracci, in quanto elementi basilari, imprescindibili, primi e primordiali. Ed ecco la realtà ridotta ai minimi termini da questi atomi che, invece, nell'arte ricca diventano tasselli materici sviliti di significato che corrono a comporre lo specchio di una vita fin troppo opulenta e comoda che non si preoccupa che della cipria da gala. La portata politica di questo vecchionuovo utilizzare il materiale d'arte é ancora attuale in un mondo contemporaneo dove, badando maggiormente al fronzolo, ci si é dimenticati dei componenti che quell'orpello tengono in piedi. L'arte povera é soprattutto uso del materiale primario in sé, elemento madre - mater che dà la vita - che cova e sviluppa una lotta continua, polemos, bellum. Dov'é finita la lotta degli elementi ai nostri giorni? Dove la tensione chimica tra atomi? Tutto é ancora previsto e prevedibile, tutto é già spiegato. Dov'é la meditazione attiva che sorge dalla visione di un'opera? La speculazione post arte é quanto di più guerrigliero e militante possa esserci, allontanando definitivamente la fruizione de l'art pour l'art buona, nel contemporaneo, solo per essere sfogliata nei manuali di storia dell'arte. Altra caratteristica del povero, ieri come oggi, é la sua spinta centrifuga che ruppe allora l'asse artistico occidentale e neocoloniale, i famosi legami Parigi-New York, per poi volgere il proprio sguardo verso quel decentramento che ha investito culture e territori prima esclusi di fatto dall'arte che conta. Ripensare, attualizzandola, l'Arte povera, non é quindi un di più, un favore che l'eurocentrismo concede alle culture inferiori, ma una, o meglio la, possibilità politica globale che i vecchi continenti hanno di riprendere un dialogo meticciante, perché decentralizzato ed orizzontale, con le ormai ex nuove economie che oggi, di fatto, hanno in mano le redini della crescita mondiale, paesi artisticamente poveri che in virtù della loro particolare e inattuale lotta per la ricchezza sono oggi i veri guerriglieri del mondo a venire.

Alighiero Boetti, Mappa, 1983
ricamo su tela
112 x 167 cm  
Articolo apparso sulla rivista online Dubbio Metodico il 15 Febbraio 2012

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