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sabato 15 marzo 2014

Ci siamo salvati dalla sorte comune dei piccoli amanti

Tu mi domandi, inquieta, del ricordo che avrò di Te: è tale quale vorrei l'ultimo ritratto della persona cara che non vedremo più. Ineffabile e puro. Perché tutte le mescolanze più acri della nostra carne troppo giovane e tutte le aspirazioni più nobili del nostro cervello superiore (oh! Possiamo ben dircelo, senza false modestie!) non formano che un'armonia unica; e del giorno vissuto insieme (ma è stato vero?) io porterò un ricordo che illuminerà tutte le mie tristezze future. Noi non ci vedremo più. Si era detto di seppellire nella solitudine della campagna quanto restava di noi. L'abbiamo fatto. E così sia. Ci siamo salvati dalla sorte comune dei piccoli amanti e dobbiamo uscire da questa ribellione più sereni e più franchi. Io sono felice di non dovervi più rivedere. E non soffrirò. Voi soffrirete anche meno. Forse presto vi coglierà una passione forte per un uomo forte. Ve l'auguro – beato il cuore vostro che sa ammalarsi di questi mali! – io mi sento irrevocabilmente sano, fasciato di analisi e di malinconia. Addio, mia buona, buona e cara Amalia, io fuggo un'altra volta da Voi: e non so perché rido a questo pensiero!

Guido Gozzano ad Amalia Guglielminetti, Lettere d'Amore



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